La Miopatia di Bethlem è una forma autosomica dominante dovuta ad alterazioni del collagene VI.
Un altro gruppo eterogeneo di miopatie a trasmissione autosomica recessiva è costituito dalle Distrofie muscolari congenite (CMD), forme distrofiche con sintomi spesso già presenti alla nascita ed in continua evoluzione e riclassificazione. Ne fanno parte quella da deficit di laminina a2 o merosina, quella da mutazione dell’integrina a7, quella di Fukuyama (FCMD) dovuta a mutazione del gene che codifica per la fukutina, una proteina con verosimile funzione di glicosilazione dell’a-distroglicano, la Malattia di Walker-Warburg (WWS) e quella muscolo-oculo-encefalica (MEB), la CMD scleroatonica di Ullrich, dovuta ad alterazioni della subunità a2 del collagene VI.
Altre forme di distrofia muscolare a trasmissione autosomica dominante sono la Distrofia muscolare facio-scapolo-omerale (FSHD), associata a delezione della sequenza D4Z4 nel cromosoma 4, la Distrofia muscolare oculo-faringea (OPMD), legata ad una espansione della tripletta GCG nel gene che codifica per una proteina legante adenilato (PABP2), la Distrofia scapolo-peroneale, autosomica dominante tipo 1 e 2 e quella X legata.
Le Miopatie Distali (MD), dominanti o recessive e più raramente sporadiche, sono rappresentate dalle seguenti forme: MD ad esordio adulto tardivo tipo 1 o MD di Welander, MD ad esordio adulto tardivo tipo 2 o MD di Markesbery-Griggs-Udd, correlata ad alterazioni della titina, MD a esordio adulto precoce tipo 1 o MD di Nonaka, MD ad esordio adulto precoce tipo 2 o MD di Miyoshi, dovuta a mutazioni del gene della disferlina, MD a esordio adulto precoce tipo 3 o MD di Laing (MPD1), MD con deficit delle corde vocali e del faringe (MPD2), Desminopatie o miopatie miofibrillari, tra cui esistono forme da alterazioni della desmina, forme da alterazioni della ab-cristallina ed 1 forma con cardiomiopatia ventricolare ds aritmogenica, Miopatie ereditarie a corpi inclusi (HIBM) tipo 1, 2 e 3, quest’ultima correlata a mutazioni del gene per la catena pesante tipo IIa della miosina.
Il gruppo delle Miopatie Congenite, a trasmissione autosomica dominante o recessiva ed in alcuni casi forme sporadiche, caratterizzato da un esordio precoce più o meno grave e da un andamento in genere scarsamente progressivo, viene suddiviso a sua volta in Miopatie da alterazione di strutture intrinseche del sarcomero (Central core disease, associata con mutazioni del gene del recettore rianodinico, e Multi-mini core disease), Miopatie con corpi inclusi (Miopatia nemalinica, associata a mutazioni in 5 geni che codificano per le proteine dei filamenti fini che sono l’a-tropomiosina lenta o TPM3, la nebulina o NEB, l’a-actina o ACTA, la ß-tropomiosina o TMP2 e la troponina T1 o TNT1; Fingerprint body myopathy; Reducing body myopathy), Miopatie da alterazione della posizione del nucleo (Miopatia miotubulare, dovuta a più di 130 mutazioni del gene MTM1 che codifica per la miotubularina; Miopatia centronucleare, associata a mutazione del gene MYF6), Miopatie con alterazioni istochimiche in assenza di anomalie strutturali (Sproporzione congenita di tipi di fibre muscolari e Miopatia uniforme delle fibre di tipo I).
Tra le Distrofie Miotoniche, caratterizzate da trasmissione autosomica dominante, si distinguono la DM1 o Distrofia miotonica di Steinert, correlata ad un’espansione della ripetizione trinucleotidica CTG localizzata sul cromosoma 19 a livello del gene DMPK che codifica per la miotonina proteina chinasi, e la DM2 rappresentata da vari quadri clinici (PROMM, PMD, DM2) dovuti ad una espansione di CCTG localizzata nel gene che codifica per la proteina a “dito di zinco” 9 (ZNF9) che ha sede nel cromosoma 3.
Sono ancora miopatie geneticamente determinate, anche se non appartengono al gruppo delle Distrofie Muscolari, le Miotonie non distrofiche e le Paralisi periodiche, le Miopatie Metaboliche (Glicogenosi tipo II, III, IV, V, VII, VIII, IX, X e XI; Deficit di mioadenilato deaminasi; Sindrome da deficit di carnitina; Sindrome da deficit di Acil-CoA deidrogenasi; Sindrome da deficit di carnitina-palmitil-transferasi; altre forme da difetto enzimatico non noto) e le Miopatie Mitocondriali (MELAS, MERRF, KSS, PEO, Sindrome di Pearson, NARP, LHON, MILS, MIMyCa).
Tra le forme acquisite non infiammatorie vengono descritte quelle dismetaboliche, tossiche, traumatiche ed infettive. In particolare, sono forme tossico-metaboliche le miopatie da farmaci, quelle alcoliche e quelle disendocrine (iper- ed ipotiroidismo, iper- ed ipoparatiroidismo, sindrome di Cushing).
Mentre la riduzione di forza e l’atrofia muscolare più o meno ingravescenti rappresentano il comune denominatore di tutte queste patologie, la distribuzione dei distretti muscolari interessati, le diverse caratteristiche dell’aspetto evolutivo, la concomitante compromissione di altri organi ed apparati determinano una grande varietà di quadri clinici con conseguenti difficoltà nel formulare una corretta diagnosi e nell’indicarne una prognosi. Alcuni casi si presentano, infatti, con un’evoluzione rapidamente progressiva altri con una progressione molto più lenta e compatibile con una discreta aspettativa di vita, anche se con disabilità, altri ancora con una progressione impercettibile.
La diagnosi differenziale delle varie forme è spesso complessa ed un corretto inquadramento nosografico iniziale (anamnesi personale e familiare, indagini di laboratorio, esame elettromiografico-elettroneurografico) è essenziale per orientare l’esecuzione di accertamenti di secondo e terzo livello (esame bioptico ed istopatologico, indagini genetiche molecolari) che utilizzano metodologie a volte disponibili solo in alcuni centri su territorio nazionale.
L’indagine molecolare negli ultimi anni ha fornito numerose informazioni sulla conoscenza dei meccanismi patogenetici, aprendo nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche. Se da un lato l’isolamento del gene e la comprensione delle reazioni biochimiche che la proteina da esso prodotta instaura con gli altri componenti della cellula offre spunti interessanti per approcci terapeutici innovativi dall’altro la presa in carico complessiva del paziente miopatico non può prescindere dall’affrontare quelle che sono le sue esigenze assistenziali.
La sopravvivenza e la qualità di vita di questo malato dipendono in modo determinante dall’accuratezza e dalla frequenza dei monitoraggi clinici e strumentali ai quali viene sottoposto e dall’efficienza dei presidi terapeutici e riabilitativi attuati per prevenire le complicanze correlate alla malattia. Sebbene una terapia specifica non sia ancora disponibile, vanno sottolineati i numerosi progressi ottenuti nel campo della prevenzione delle complicanze cardiache e di quelle respiratorie. Fornire un adeguato sostegno al paziente per affrontare le problematiche emergenti con il progredire della malattia, aiutandolo a sviluppare tutte le proprie risorse, rappresenta l’obiettivo comune del medico e della famiglia del malato, traguardo reale se pur modificabile nel tempo.